L'idea che nell'aldilà il defunto potesse denunciare il torto subito ad opera di qualcun altro ed essere chiamato a rispondere delle proprie azioni era nota in Egitto fin dalla IV dinastia. Inoltre i Testi delle Piramidi contengono riferimenti a indagini giudiziarie sulla condotta del re. Il crollo dell'Antico Regno ebbe un ruolo cruciale nell'ulteriore evoluzione di queste idee, che portò alla concezione di un tribunale divino al cui giudizio ognuno doveva sottomettersi prima di poter essere ammesso alla vita ultraterrena. Oltre all'idea che si dovesse provvedere ai bisogni del defunto nell'aldilà, si fece strada dunque la credenza in un tribunale ultraterreno che giudicava tutti secondo gli stessi parametri, indipendentemente dal rango o dalla posizione sociale: si trattava soltanto di stabilire se essi fossero o meno vissuti conformemente a Maat. Questa concezione, formulata esplicitamente per la prima volta nelle Istruzioni per Merikara, restò in vigore fino al Periodo Tardo inoltrato.
Lo strumento di questo tribunale era una bilancia. Su uno dei piatti si poneva il cuore umano, in quanto sapeva tutto delle azioni del proprietario, sull'altro una piuma, simbolo di Maat. Se i piatti rimanevano in equilibrio, allora il giudizio era favorevole, ma se il cuore risultava più pesante della piuma il defunto andava incontro a una seconda e definitiva morte, simboleggiata, dal Nuovo Regno in poi, dal Divoratore, che siede impaziente sotto la bilancia. Anubi accompagna il defunto all'aula del tribunale e manovra la bilancia; Thot controlla che la procedura seguita sia corretta e annota il risultato del giudizio. Il ruolo di giudice supremo era in origine detenuto dal dio sole Ra, che era ritenuto, a causa del suo rapporto con Maat, un giudice imparziale il cui verdetto non poteva essere influenzato con mezzi magici; era coadiuvato dall'Enneade, che formava il tribunale giudiziario. In seguito fu Osiride ad essere considerato il giudice supremo. Era coadiuvato da quarantadue giudici dei morti che avevano anche il compito di punire. Oltre ad Osiride, troviamo nel ruolo di giudice supremo anche Amon, Atum o Geb. Quando a giudicare era Osiride, ogni defunto poteva ottenere il giudizio "giusto di voce" identificandosi con lui. La letteratura mortuaria comprende formule magiche per influenzare il giudizio a proprio favore, e accanto a formule quali la "Confessione Negativa" o il Capitolo 30b del Libro dei Morti, che si riferisce al cuore del defunto, troviamo illustrazioni di un esito positivo aventi lo scopo di far sì che esso avesse luogo davvero.